UniCredit aggiorna la sua strategia sul clima. Recommon e Greenpeace: “Bene stop finanziamenti Artico. Preoccupa l’indebolimento della posizione sul carbone”

ROMA, 27.01.22 – UniCredit accoglie parzialmente le richieste di ReCommon e Greenpeace Italia, interrompendo i finanziamenti a tutti i progetti oil&gas nella Regione Artica e muovendo qualche ulteriore timido passo positivo nei confronti dell’esclusione di finanziamenti a nuovi progetti di sfruttamento di idrocarburi. È quanto emerge dalla nuova strategia ESG del secondo gruppo bancario italiano. La nota dolente riguarda sicuramente l’aggiornamento della policy sul carbone, il cui livello di ambizione risulta parzialmente annacquato rispetto a quella precedente.

PER SCARICARE LA POLICY E LE RELATIVE ECCEZIONI: https://www.unicreditgroup.eu/en/a-sustainable-bank/sustainability-governance.html?topmenu=INT-TM_SUS02_en097

Addendum to coal policy (pdf)
Addendum to Oil&Gas (pdf)

Nell’ambito idrocarburi, UniCredit si impegna a interrompere ogni finanziamento per progetti volti a esplorare nuove riserve di petrolio e che ne espandono l’attuale produzione. Tuttavia, la nuova policy non si applica a livello societario, permettendo quindi di continuare a finanziare direttamente quelle società che stanno espandendo il proprio business nel settore. Una scelta facile per UniCredit, dal momento che il finanziamento a progetti upstream è storicamente una porzione molto marginale delle sue operazioni.Un passo in avanti è stato sicuramente compiuto nella salvaguardia della Regione Artica, area in cui il gruppo si impegna a escludere totalmente la possibilità di finanziare progetti del settore oil&gas.

«La nuova policy presenta dei progressi sul fronte dell’interruzione del finanziamento ai combustibili fossili, che tuttavia sono limitati e parziali, non includendo il comparto del gas e non prevedendo un disinvestimento per le compagnie maggiormente coinvolte nel settore idrocarburi in generale. UniCredit, che si posiziona tra le prime dieci banche europee per capitale, dovrebbe essere all’altezza della sfida posta dalla crisi climatica e fermare ogni nuovo investimento nell’esplorazione e produzione di tutti gli idrocarburi, sia per quanto riguarda i progetti che le società, così come annunciato nei mesi scorsi dalla francese Banque Postale», commenta Daniela Finamore di ReCommon. «Positivo che l’istituto di Piazza Gae Aulenti abbia deciso di non essere coinvolto in finanziamenti di progetti devastanti per l’ecosistema fragile della Regione Artica, al contrario del campione di greenwashing di casa nostra – Intesa Sanpaolo – che finanzia mega-progetti di combustibili fossili nei territori più a rischio dell’Artico russo».

Oltre ai limiti della policy su oil&gas, la nota dolente dei nuovi impegni è l’aggiornamento sul settore del carbone, con UniCredit che purtroppo annacqua l’alto livello di ambizione della policy precedente – che prevedeva un abbandono del più inquinate dei combustibili fossili entro il 2028 – permettendo dei finanziamenti di transizione anche a quelle compagnie che hanno un piano di phase-out leggermente successivo al 2028.

«La comunità scientifica ci dice che dobbiamo chiudere con il carbone entro il 2030 nei Paesi OCSE, e al più tardi entro il 2040 per i Paesi non OCSE. UniCredit deve allinearsi a queste indicazioni, perché l’urgenza richiesta dalla crisi climatica non permette compromessi», commenta Luca Iacoboni, responsabile della campagna energia e clima di Greenpeace Italia. «Sul carbone il gruppo italiano ha fatto un passo indietro, e questo è senza mezzi termini qualcosa di estremamente negativo. A maggior ragione dopo queste involuzioni, continueremo a vigilare sulle strategie e sulle politiche climatiche del gruppo, affinché non si facciano altri pericolosi passi indietro e si punti a un abbandono definitivo del carbone da parte di Unicredit».

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