Amsterdam, 24 ottobre 2022. ReCommon (Italia), HEDA Resource Centre (Nigeria) e Corner House (Regno Unito) annunciano di aver presentato un ricorso alla Corte d’Appello de L’Aja per contestare la decisione della Procura olandese di abbandonare le indagini su Shell e sui suoi dirigenti in relazione alla presunta corruzione in Nigeria legata al caso OPL245.
La denuncia è stata presentata dallo studio legale olandese Prakken ai sensi dell’articolo 12 del Codice di procedura penale olandese. L’articolo 12 consente alle parti interessate di contestare le decisioni del pubblico ministero di non indagare o perseguire un presunto reato.
Nel 2017, le tre ONG hanno chiesto un’indagine da parte della Procura olandese sul coinvolgimento di Shell nell’acquisizione dei diritti di sfruttamento del blocco petrolifero nigeriano OPL245 nel 2011. Da allora hanno segnalato altre criticità relative alle cessioni di licenze di estrazione petrolifera da parte di Shell nel Delta del Niger. [1]
Separatamente, Shell ha anche denunciato un alto dirigente alla Procura olandese per corruzione in relazione a una delle cessioni di giacimenti petroliferi.
Nel marzo 2018 la Procura olandese ha comunicato a Shell di avere le prove per perseguire la società.
Shell e altri imputati, tra cui la multinazionale petrolifera italiana Eni, sono stati processati a Milano per l’affare OPL 245, ma assolti nel 2021. L’appello contro la sentenza è stato ritirato nel luglio 2022 in circostanze controverse [2], anche se la Repubblica federale della Nigeria sta ancora contestando la sentenza come parte civile. La sentenza è stata duramente criticata dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), l’organismo che funge da custode della Convenzione Anticorruzione dell’OCSE, che è alla base delle leggi italiane che puniscono la corruzione di funzionari stranieri [3].
In seguito al fallimento del caso in Italia, la Procura olandese ha annunciato di voler abbandonare le indagini sulla presunta corruzione a causa delle norme sulla doppia incriminazione che non consentono di perseguire un imputato che sia stato assolto per lo stesso reato in un’altra giurisdizione.
ReCommon, HEDA e Corner House contestano la decisione della Procura. Nei loro documenti depositati in tribunale, riconoscono che Royal Dutch Shell plc non può essere perseguita per corruzione in relazione all’affare OPL245 (la sostanza dell’accusa italiana), ma reputano che ci siano prove sufficienti per giustificare ulteriori indagini e azioni penali per una serie di altri reati, tra cui riciclaggio di denaro, ricettazione, frode, furto e appartenenza a un’organizzazione criminale.
Le ONG citano due società Shell e altri dirigenti Shell di alto profilo (nessuno dei quali è stato accusato in Italia) come sospettati.
Secondo Antonio Tricarico di ReCommon, “ci sono sospetti schiaccianti di criminalità su questo caso. Lo stato di diritto richiede che si conducano indagini sui crimini perseguibili. Esortiamo la Procura olandese a comportarsi di conseguenza”.
“La Procura olandese deve continuare le sue indagini e vedere dove portano tutte le prove”, afferma Olanrewaju Suraju di HEDA.
Nick Hildyard di Corner House osserva che “c’è un interesse pubblico schiacciante nel riaprire le indagini. La Shell non dovrebbe ricevere un trattamento speciale perché è una grande compagnia internazionale”.
[2] Il dottor Fabio de Pasquale e il suo collega Sergio Spadaro, che hanno condotto il caso OPL 245 a Milano, sono stati oggetto di intimidazioni, sorveglianza e azioni giudiziarie ingiustificate. Si teme che l’accusa sia stata motivata da un desiderio politico di rimuovere de Pasquale come principale procuratore nell’appello contro l’assoluzione di Shell, Eni e altri imputati. In effetti, è stato sostituito e il nuovo procuratore ha rinunciato all’appello.
[3] In un esame della conformità dell’Italia alla Convenzione anticorruzione dell’OCSE, il Gruppo di lavoro sulla corruzione dell’OCSE afferma esplicitamente che alcuni elementi della sentenza “non sono conformi alla Convenzione”. Il rapporto dell’OCSE (Implementing the OECD Anti-Bribery Convention: Phase 4 Report – Italy) è disponibile all’indirizzo https://www.oecd.org/daf/anti-bribery/italy-phase-4-report.pdf.