La strategia sull’idrogeno, un regalo del governo a Snam?

Dopo mesi di rinvii, la tanta attesa strategia del governo italiano sull’idrogeno ha finalmente visto la luce, con tre scenari – alta, media e bassa diffusione – illustrati dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin. Non sono mancate le “conferme”, come la centralità del mega-progetto di Snam SouthH2Corridor, che prevede la costruzione di un gasdotto di 3.300 chilometri per collegare il Nord Africa e in particolare la Tunisia e l’Algeria con la Germania. Ma leggendo il testo si trova anche qualche sorpresa, visto che il governo ha ridotto le stime sulla domanda al 2030 (0,25Mton/anno invece dei 0,70Mton previsti nelle linee guida del 2020) e conseguentemente anche la potenza installata, da 5 a 3 GW di elettrolizzatori. 

La riduzione è coerente con gli obiettivi definiti nel PNIEC pubblicato quest’anno, che già apriva la strada anche alla possibilità che l’idrogeno “rinnovabile o a basse emissioni” non fosse solamente l’idrogeno prodotto da rinnovabili, ma che potesse comprendere anche idrogeno prodotto da gas fossile (con CCS al 2050, sempre che possa garantire una riduzione delle emissioni fino al 70%) e addirittura con energia da fonte nucleare.

L’esecutivo ha anche “rivisto” gli obiettivi di produzione in Italia: 4,47 Mtep e 8,35 Mtep, rispettivamente nello scenario “base” e in quello “alta diffusione”, corrispondenti a 1,5Mton e 2,9Mton di idrogeno l’anno entro il 2050. I dati preliminari contenuti nelle linee guida stimavano potenziali target di percentuali di idrogeno nel consumo finale di energia fino al 2% entro il 2030 e fino al 20% entro il 2050, contro il 17,7% previsto per l’industria “hard to abate”, il 31,3% per i trasporti (compresi navi e aerei), e lo 0,7% per il civile. Questo nonostante non manchino gli studi che spiegano come l’utilizzo dell’idrogeno possa avere un senso nei settori dell’industria pesante ma non nei trasporti.

E poi c’è la questione dei fondi. I 6 miliardi previsti nel PNRR sono briciole in confronto agli investimenti che il governo prevede di mettere in campo: fino a 24 miliardi di euro per lo scenario ad alta diffusione. Parliamo, però, di stime. Non c’è ad oggi una domanda garantita di idrogeno al 2030 e nemmeno al 2050. Chi coprirà quindi il costo dell’investimento nelle infrastrutture previste dalla strategia, a partire dal SouthH2Corridor, che solo per la tratta italiana Snam stima in 4 miliardi di euro?

Per finire, la strategia omette di esplicitare i target di riduzione delle emissioni complessivi e per settore. Forse uno dei motivi è che sono sempre di più i dati che dimostrano che il contributo alla decarbonizzazione dell’idrogeno sarebbe molto più contenuto di quello sperato, se non in alcuni casi addirittura inesistente.

Le ricerche più recenti assegnano all’idrogeno un potere climalterante che sarebbe 12 volte quello dell’anidride carbonica.

Uno studio pubblicato a febbraio del 2024 dimostra che l’utilizzo di idrogeno “blu” (ovvero prodotto da gas fossile con cattura e stoccaggio della CO2) può portare a un aumento delle emissioni fino al 50%, se viene valutato l’impatto climatico dell’intera filiera.

Anche il trasporto su lunga distanza di idrogeno è estremamente inefficiente: per muovere l’idrogeno per migliaia di chilometri serve 3 volte l’energia necessaria a trasportare il gas fossile.

Quindi costi maggiori e un enorme spreco di energia prodotta da rinnovabili, nel caso dell’idrogeno verde, oltre che di risorse naturali preziose come l’acqua. Nel caso di idrogeno verde prodotto in Tunisia, è prevista la costruzione di impianti di desalinizzazione e trattamento dell’acqua per portarla alla forma “ultra-pura” necessaria per il processo di elettrolisi. Questo significa partire da 20 litri di acqua marina per arrivare a 9 litri di acqua ultra pura, in un contesto desertico o semi-desertico dove l’accesso e la gestione delle risorse sono già motivo di tensioni sociali.  Un approccio a dir poco neocoloniale, orientato a costruire un mercato per il profitto dei soliti noti, tra cui Snam, al di là della retorica del Piano Mattei in cui viene inquadrato.

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