Qual è la posizione di SACE in merito alla guerra in Ucraina, alla luce della sua esposizione al business russo, in particolare in settori strategici quali petrolio, gas e petrolchimico?
Terrà una condotta simile all’omologa tedesca Euler Hermes, che pochi giorni fa ha deciso di interrompere l’erogazione di nuove garanzie per progetti e investimenti in Russia? Sono queste le domande che ReCommon pone all’agenzia pubblica italiana di credito all’esportazione, cioè l’assicuratore pubblico che copre dai rischi politici e commerciali le multinazionali nostrane nel loro export e negli investimenti esteri.
La Russia è uno dei mercati principali dove SACE opera. Al 30 giugno 2020 l’esposizione totale era di circa 4,3 miliardi di euro: il settimo paese in termini di impegni dell’agenzia a livello globale. Nel biennio 2018-2019 SACE ha garantito 108 nuove operazioni in Russia, per un importo complessivo di circa 2,1 miliardi di euro. Di questi, 1,3 miliardi di euro per la realizzazione di un grande progetto nel settore petrolio e gas. Anche nel 2020, caratterizzato dall’impatto della pandemia sulle relazioni commerciali tra Italia e Russia, 230 dei 237 milioni di euro di operazioni garantite hanno riguardato il settore degli idrocarburi.
Tra i beneficiari ci sono i grandi nomi del ‘Sistema-Italia’, attivi in vari settori, che operano in Russia. Ma ci sono anche grandi corporation russe attive nel settore estrattivo. Tra le principali operazioni garantite da SACE in Russia negli ultimi anni, ricordiamo nel 2016 il megaprogetto di gas fossile Yamal LNG della società russa Novatek, in joint venture con la francese Total, per un totale di 400 milioni di euro. In questo caso, SACE garantiva una parte del prestito bancario di Intesa Sanpaolo, che ammontava complessivamente a 750 milioni di euro.
Stessa sorte – e stessi attori – per Arctic LNG-2, nonostante le agenzie di credito all’esportazione di Francia e Germania si siano tirate fuori dall’accordo. Un’operazione garantita da SACE a cavallo di due fondamentali eventi per il clima e l’ambiente: il G20 Ambiente, Clima ed Energia di Napoli e la COP26 di Glasgow, co-presieduta dall’Italia insieme al Regno Unito. In questo caso, la cifra garantita si attesta intorno a 1 miliardo di euro, di cui almeno 500 milioni afferenti nuovamente a un prestito di Intesa Sanpaolo, per un progetto della portata di circa 20 milioni di tonnellate di gas liquefatto all’anno. Sempre con Novatek, SACE potrebbe essere approcciata pure per l’impianto di liquefazione di gas fossile Obsky LNG.
La relazione speciale tra SACE e Novatek è radicata nel memorandum di cooperazione strategica stipulato a dicembre 2018, sotto la supervisione del Ministero per lo Sviluppo Economico, che riguardava proprio Arctic LNG-2 e nuovi possibili progetti a cui potrebbero partecipare società italiane. «Non sarebbe ora che SACE interrompa immediatamente questo memorandum strategico con Novatek?», chiede Daniela Finamore di ReCommon.
Più di recente, SACE ha partecipato alla garanzia per il progetto Amur Gas Chemical Complex di Gazprom, principale società energetica russa controllata dallo Stato, che può fare il bello e il cattivo in tempo quando si tratta dell’export di gas fossile verso l’Europa. L’operazione, conclusasi a dicembre 2021, ha visto SACE apporre una garanzia per una parte del prestito complessivo di 2,6 miliardi di dollari concesso da alcune banche commerciali.
«Le operazioni di SACE in Russia, dominate dai combustibili fossili, non mettono a repentaglio solamente le sorti del clima e dell’ambiente», commenta Simone Ogno di ReCommon, «ma in questo caso anche le persone, sostenendo indirettamente lo sforzo bellico della Federazione russa, finanziato attraverso l’export di petrolio e gas. SACE deve interrompere immediatamente l’erogazione di nuove garanzie per progetti e investimenti in Russia, come ha fatto Euler Hermes, e bloccare quelle più recenti, specialmente in settori come petrolio e gas che stanno alimentando l’offensiva militare in corso in Ucraina», conclude.
Che cosa è la SACE
SACE nasce come una export credit agency (ECA), cioè agenzia di credito all’esportazione.
Le ECA coprono dai rischi politici e commerciali le multinazionali di un determinato paese nel loro export e investimenti esteri, soprattutto in paesi considerati ‘a rischio’. L’attività prevalente delle ECA, SACE compresa, è quella di erogare garanzie, cioè un’assicurazione pubblica. I beneficiari possono essere aziende multinazionali, i cui progetti all’estero possono essere assicurati, e banche commerciali, i cui prestiti ai progetti esteri delle aziende possono essere garantiti.
Se le cose vanno male, SACE rimborsa le aziende oppure le banche che hanno prestato soldi alle aziende per i i loro progetti esteri. In entrambi i casi con soldi pubblici. Le operazioni di SACE sono co-assicurate al 90% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, e il rimanente 10% di SACE è contro-garantito dallo Stato: il debito da privato diventa cioè pubblico.
Negli ultimi due anni il mandato dell’agenzia è stato ampliato con vari atti normativi – in particolare i DL Liquidità e Semplificazioni, al fine di estenderne l’operatività anche a livello nazionale.
Il ‘Decreto Liquidità’ di aprile 2020 permette a SACE di garantire con soldi pubblici i prestiti bancari alle aziende italiane in difficoltà per la pandemia operanti sul territorio italiano, attraverso il programma “Garanzia Italia”. Ciò significa che, in caso di insolvenza, saranno i soldi pubblici a saldare il debito con le banche anche per le operazioni nazionali, in aggiunta a quelle internazionali.
Il ‘Decreto Semplificazioni’ di luglio 2020 ha affidato a SACE il ruolo di rilasciare garanzie a sostegno di progetti volti all’integrazione dei cicli produttivi con tecnologie a basse emissioni e a favorire la transizione verso un’economia pulita e circolare. Di fatto, SACE è l’ente che dovrà facilitare l’implementazione del Green Deal italiano, concretizzatosi nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), tramite il programma “Garanzie green”.
Questi due atti normativi, rinnovati dal Governo Draghi, hanno sancito che la ripresa socio-economica post-pandemica sarà affidata alla finanza, grazie al connubio privato-pubblico: le banche commerciali erogano i prestiti e SACE li garantisce, decidendo di comune accordo quali aziende possano trarne beneficio e quali no, cosa è green e cosa no.
Tra il 19 e il 22 gennaio 2022, è avvenuta la firma del decreto interministeriale tra Ministero dell’Economia e delle Finanze e Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, che sancisce il ritorno definitivo di SACE sotto l’ala diretta del MEF, dopo gli anni sotto quella formale di Cassa Depositi e Prestiti.
La Corte dei Conti, nella sua relazione sul Bilancio 2020 di SACE pubblicata il 5 febbraio, si è espressa in merito alla radicale trasformazione dell’agenzia, sollevando questioni di non poco conto. In primis, l’istituto di Viale Mazzini ha evidenziato con preoccupazione la concentrazione delle operazioni garantite da SACE: 45% il settore crocieristico, 20% quello del petrolio e gas e 7% quello petrolchimico. In seconda battuta, ha lanciato un monito sulla futura governance di SACE, rimarcando che dovrà essere composta da persone competenti e integre, con l’obiettivo principale di differenziare il portafoglio di operazioni garantite.
Il valore delle operazioni del settore oil&gas garantite tra il 2016, anno di entrata in vigore dell’Accordo di Parigi sul clima, e il 2020 è di 10,8 miliardi di euro. Con un portafoglio di operazioni dove l’industria fossile incide ancora per il 27%, risulta paradossale che la transizione ecologica italiana passi da SACE.