La difficile transizione energetica della Repubblica Ceca: quale sarà il ruolo di Generali?

In Repubblica Ceca, così come in altri paesi dell’Europa Centro-orientale, le grandi società energetiche nazionali hanno creato per decenni la dipendenza dal carbone. Ora si propongono come protagoniste di una ‘transizione’ energetica basata sul gas: da un combustibile fossile a un altro. Si tratta di colossi che hanno costruito indisturbati centrali e miniere a carbone, grazie al supporto finanziario di banche e gruppi assicurativi, tra cui spicca Assicurazioni Generali che ancora investe nel settore del carbone 368 milioni di dollari[1] e che in passato, in Repubblica Ceca, ha assicurato la centrale di Počerady, tra le più inquinanti d‘Europa. A pochi giorni dall‘assemblea degli azionisti del Leone di Trieste, Radek Kubala, campaigner presso la ONG Re-set, ci racconta come i piani di queste società energetiche rappresentino un ostacolo per una giusta transizione energetica in Repubblica Ceca e si interroga sul ruolo che banche e assicurazioni giocheranno in questa partita.

L’aggressione russa in Ucraina ha sconvolto non solo la vita delle persone nelle città ucraine, ma anche la prospettiva di trasformazione energetica in tutta Europa. Molti stati dell’Unione europea sono ancora dipendenti dal gas e dal petrolio russo, e l’inizio della guerra ha messo in evidenza come questa dipendenza possa essere tossica. Inoltre,  negli ultimi anni la maggior parte degli stati dell’UE ha deciso di porre fine all’uso del carbone e in questo processo praticamente tutti hanno puntato sul gas russo come combustibile ‘di transizione’.

La Repubblica Ceca è tra i paesi che acquistano la maggior parte del suo gas dalla Russia. Questo combustibile fossile scorre attraverso le condutture che si estendono sui territori di Slovacchia e Germania e viene immagazzinato in depositi gestiti da società come EPH. Tuttavia, il gas non è la principale fonte energetica della Repubblica Ceca, poiché circa l’80% dell’energia è generata dal carbone e dal nucleare.

Ciononostante, il paese si sta dirigendo verso il phase-out del carbone. Dopo anni di proteste di varie ONG ambientaliste e movimenti per la giustizia climatica, il governo ha creato la Commissione per il carbone. Il dibattito sulla fine del più inquinante tra i combustibili fossili ha assunto una importante rilevanza. Il nuovo governo ha deciso che l’eliminazione del carbone sarà finalizzata entro il 2033.

Alla luce di questa decisione, le più grandi società energetiche della Repubblica Ceca hanno iniziato a imitare la strategia della maggior parte dei giganti fossili occidentali e hanno elaborato un piano di passaggio dal carbone al gas. Società come ČEZ, che è in parte di proprietà dello Stato, creano nuovi piani per la loro transizione energetica interna basati sulla costruzione di nuova capacità di gas soprattutto nel settore del riscaldamento.

Di proprietà dell’oligarca Pavel Tykač, Sev.en energy è la seconda più grande società energetica della Repubblica Ceca ed è l’operatore della più inquinante centrale elettrica ceca, quella di Počerady. In varie interviste Tykač ha affermato che vede il futuro della sua azienda nel gas. Una delle opzioni considerate è quella di riconvertire Počerady dal carbone al gas, o costruire una nuova grande centrale a gas, sempre nella zona di Počerady. È molto simbolico perché la centrale di Počerady è una delle principali priorità del movimento ceco per il clima e può diventare il simbolo più visibile della ‘transizione’ dal carbone al gas.

Sokolovská uhelná, la terza più grande compagnia energetica della Repubblica Ceca, ha già iniziato la riconversione a gas della centrale a carbone di Vřesová. Inoltre, c’è anche la compagnia energetica EPH di proprietà dell’oligarca ceco Daniel Křetínský. EPH è uno dei principali proprietari di gasdotti e depositi di gas in Europa centrale e orientale e anche una delle più grandi società carbonifere in Europa. Non è molto presente in Repubblica Ceca ma è attiva nel proporre nuove infrastrutture per il trasporto di gas dalla Russia.

L’inizio della guerra ha scosso i piani di decarbonizzazione in tutta Europa, il che vale anche per la Repubblica Ceca. Alcuni politici hanno iniziato a mettere in discussione la data di eliminazione del carbone ceco, dato che una delle massime priorità della politica interna è quella di diminuire la dipendenza dal gas della Russia il più presto possibile. Il ministro dell’Industria Josef Síkela contempla l’opportunità di costruire un nuovo gasdotto per collegare la Repubblica Ceca con possibili nuovi terminal di gas naturale liquefatto in Polonia, Germania o Slovacchia.

Sul tavolo c’è anche una transizione energetica più veloce basata sull’efficienza energetica, l’isolamento degli edifici e lo sviluppo delle energie rinnovabili. Quasi tutti i politici vorrebbero espandere la centrale nucleare di Dukovany. Un piano fallimentare, perché ci vorrebbero anni e non ci aiuterebbe nella situazione attuale. Inoltre, il nuovo nucleare sarebbe comunque costoso e foriero di nuovi pericoli.

Per riassumere, il futuro energetico ceco sembra molto legato all’impiego di quantità crescenti di gas. Molto probabilmente non sarà gas dalla Russia, ma forse gas naturale liquefatto da altri stati. Anche l’uso prolungato del carbone può essere uno scenario reale, mentre anche la transizione verso l’energia pulita e il risparmio energetico sono opzioni possibili. Tra i principali attori che decideranno i prossimi passi della politica energetica ceca ci saranno le banche e gli assicuratori. Appoggeranno il gigante fossile o promuoveranno un futuro pulito?


[1] I dati, aggiornati al 01.01.2022, sono stati elaborati da ReCommon sulla base della ricerca finanziaria condotta da Profundo B.V (www.profundo.nl)
 

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