In Sardegna si ampliano i gasdotti senza fare le valutazioni di impatto ambientale

La scorsa settimana il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica ha approvato l’allargamento del progetto di Virtual Pipeline Sud in Sardegna, senza aprire una procedura di valutazione d’impatto ambientale. Parliamo di circa 19 chilometri  in più di gasdotto per garantire il collegamento della “mini dorsale” sud con un numero maggiore di potenziali utenze,  sottovalutando però l’incidenza del progetto su alcune aree Natura 2000, ad alto pregio ambientale, in particolare lo Stagno di Cagliari, le Saline di Macchiareddu e Laguna di Santa Gilla , una delle zone di maggior rilevanza per la migrazione dei volatili in tutto il Mediterraneo, oltre che una delle poche zone non contaminate del sud Sardegna.

Fenicotteri rosa nello stagno di Cagliari. Foto wikipedia, fonte Istituto Professionale Statale per l’Agricoltura e l’Ambiente “Cettolini” di Cagliari

A dispetto del nome, il gasdotto che dovrebbe vedere la luce nel sud dell’isola è tutt’altro che virtuale. In Sardegna è previsto un progetto di metanizzazione che coinvolgerà tre aree dell’isola, con la realizzazione di due nuovi terminali di stoccaggio e rigassificazione. Il primo a Portovesme, nel Comune di Portoscuso (SU), composto da un’unità navale di tipo Fsru (Floating Storage and Regasification Unit); il secondo sorgerà a Porto Torres (SS) anch’esso Fsru ma con una minore capacità di stoccaggio. Le nuove reti di distribuzione saranno in tutto quattro: la rete energetica di Portovesme (Provincia Sud Sardegna), che come detto collegherà l’impianto Fsru di Portovesme alle principali utenze industriali dell’area (che come vedremo sono in crisi irreversebile) e consentirà la connessione dell’FSRU alla Rete Energetica Sud; la Rete Energetica Tratto Sud (quella interessata dalle modifiche che abbiamo documentato); la rete energetica Tratto Centro (Provincia di Oristano), che collegherà i depositi/terminali di rigassificazione alle utenze industriali e residenziali del centro della Sardegna; e infine la rete energetica Tratto Nord (Provincia di Sassari), che collegherà l’impianto Fsru di Porto Torres ai poli industriali di Porto Torres e Sassari.

Nella valutazione di assoggettabilità alla valutazione di impatto ambientale del ministero dell’Ambiente in merito all’ampliamento della pipeline si legge: “l’intervento è parte del più ampio progetto della metanizzazione della Regione Sardegna, per il quale è stato già in passato acquisito il positivo giudizio di compatibilità ambientale (Decreto Ministeriale n. 185 del 27 agosto 2020)”. Ma in realtà, il “più ampio progetto di metanizzazione” è stato già cassato dall’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (ARERA) nel dicembre 2022, mantenendo in piedi solamente la “fase uno” del progetto, ovvero le già citate mini-dorsali. Insomma, l’ampliamento di 19 chilometri non era così “scontato”, ci sarebbe dovuta essere quanto meno una consultazione formale dei soggetti interessati, che ci si è ben guardati dal fare.

Anzi, il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica ha rilasciato un provvedimento favorevole alla richiesta di esclusione dalla procedura di valutazione di impatto ambientale presentata da Enura (joint venture tra SNAM e Sgi-Società gasdotti Italia) della rete gas sarda Tratto Sud, come riportato dal sito Staffetta online.

La mini-dorsale sud è il più avanzato dei progetti di mini-dorsali, eppure la sua costruzione non è ancora iniziata. SNAM ha già acquistato la nave gasiera da convertire in terminal GNL offshore, che dovrebbe attraccare a Portovesme. Sempre lo scorso dicembre, ancora ARERA aveva sollevato due questioni: la prima, relativa alla domanda effettiva di gas, soprattutto da parte delle industrie, e la seconda relativa al prezzo del gas stesso, di fatto mettendo fortemente in discussione l’utilità del processo di metanizzazione.  In quel momento storico, il governo sosteneva che  il gas sarebbe servito a rilanciare il polo industriale del Sulcis, ma oggi la realtà sembra essere molto diversa. Negli ultimi  giorni infatti le trattative con la Portovesme Srl presso il Mimit sono andate molto male. Mimit attraversa una fase di crisi, ma è al contempo l’unica società ancora attiva nella zona. Non vi è al momento un piano di rilancio dell’ex-Alcoa, le trattative per la riapertura dell’Eurallumina non hanno dato esiti positivi mentre l’Enel ha più volte detto che la centrale Grazia Deledda a carbone, già praticamente spenta, non avrà una conversione a gas.

Quindi a quali bisogni sta rispondendo il rigassificatore di Portovesme e la mini-dorsale sud con il suo dubbio ampliamento?

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