Il libro del mese – Il potere segreto

La vicenda di Julian Assange, a prescindere da quello che si può pensare del giornalista fondatore di Wikileaks e dei metodi della sua organizzazione, è di quelle che dovrebbe indignare profondamente chiunque abbia a cuore la giustizia e la lotta contro le forme più detestabili e oltraggiose di abusi di potere. È proprio il potere citato nel titolo e la sua gestione opaca, arrogante e a volte addirittura criminale il filo rosso che accompagna la triste vicenda del giornalista australiano, raccontata magistralmente e con grande passione civile da Stefania Maurizi.

L’ex giornalista di Espresso e Repubblica, ora al Fatto Quotidiano, può ricostruire il caso Assange non solo per una lunga conoscenza e frequentazione – negli ultimi anni nei limiti del possibile, vista la sua reclusione di fatto – con l’ideatore di Wikileaks, ma soprattutto per la mole impressionante di documenti che con attenzione certosina e immensa tenacia ha raccolto negli anni. Decine e decine sono state le richieste di accesso agli atti presentati dalla Maurizi, in nome di una sete di verità che non può che essere lodata e che dovrebbe essere la pietra angolare di ogni bravo giornalista di inchiesta.

Tale è Assange, che è riuscito a mettere le mani sulle prove di alcune delle atrocità più indicibili commesse nelle guerre contro il terrore, quando, come troppo spesso è accaduto nella storia, il potere ha deciso che qualsiasi mezzo giustificasse i suoi fini. Senza l’impegno di Assange forse non avremmo mai visto le atrocità del video Collateral Murder o saputo dei crimini commessi dai contractor americani, come quello di Nisour Square, a Baghdad, dove nel 2007 furono uccisi barbaramente quattordici civili senza alcuna giustificazione.

Il Potere Segreto, edito da Chiare Lettere, è uno strumento fondamentale per andare a rispolverare i dettagli di atti criminosi di conflitti che stanno iniziando a cadere nell’oblio, come quella in Afghanistan. Ma è anche un utile pro memoria di quale dovrebbe essere il ruolo dei media, contrappeso fondamentale al potere smisurato dei governi più potenti del mondo, sulle cui attività dovrebbero effettuare uno scrutinio e un controllo costante. Se i media mainstream degli Usa avessero fatto bene il loro lavoro forse si sarebbe evitata guerra in Iraq, ci rammenta la Maurizi.

L’autrice ci spiega in maniera magistrale come spesso e volentieri l’arroganza del potere non abbia colore e appartenenza. Certo, pessimo l’ex presidente a stelle e strisce Donald Trump che ha graziato criminali di guerra della Blackwater, ma come non stigmatizzare il suo predecessore Barack Obama, il quale ha azionato ben otto volte l’Espionage Act. Un fatto senza precedenti, visto che parliamo di una norma liberticida e obsoleta.

Ma tali e tante sono le nefandezze del potere elencate nel libro bello e prezioso della Maurizi, e come detto non tutte legate solo alla drammatica storia di Assange, che non si possono leggere le quasi 400 pagine senza un moto continuo di indignazione.

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