I lobbisti dell’industria dei combustibili fossili hanno esercitato con successo pressioni sui governi e sull’UE per indebolire le misure destinate a ridurre le bollette delle famiglie, a proteggere le persone dalla povertà energetica e a tassare gli extra profitti generati durante la crisi energetica, come dimostra una nuova ricerca della campagna Fossil Free Politics e dei suoi partner nazionali.
Gli studi di casi in Italia, Spagna, Repubblica Ceca, Regno Unito e a livello di istituzioni europee hanno rivelato che le compagnie petrolifere e del gas che traggono profitto dalla crisi energetica hanno esercitato pressioni per indebolire e ritardare le tasse sugli extra-profitti per far fallire le protezioni per le famiglie che faticano a pagare e persino per ottenere l’autorizzazione a nuove trivellazioni.
Chloé Mikolajczak, coordinatrice della coalizione Fossil Free Politics, ha dichiarato: “è la dipendenza dell’Europa dai combustibili fossili ad aver creato questa crisi energetica, le compagnie più responsabili stanno facendo pressioni per trarne ancora più profitto a spese delle famiglie che lottano per pagare le bollette, arrivate alle stelle. Chiedere alle compagnie petrolifere di dare consigli su questa crisi è come chiedere a una volpe di dare consigli sulla progettazione di un pollaio. I politici hanno la responsabilità di proteggere le persone dalla crisi climatica e dall’avidità delle aziende, per questo devono mettere un muro tra le loro decisioni e le aziende che stanno dietro a questa catastrofe”.
La ricerca giunge in concomitanza con la richiesta di creare un “firewall” tra l’industria dei combustibili fossili e le politiche climatiche ed energetiche. I membri del Parlamento europeo, appartenenti a quattro gruppi politici, hanno lanciato oggi un nuovo impegno a favore di una politica libera dai combustibili fossili in Europa, con l’obiettivo di raccogliere più firme in vista delle elezioni. Oltre 100 organizzazioni della società civile e sindacati hanno pubblicato una dichiarazione che chiede lo stesso. Questo avviene dopo che 100mila persone hanno firmato una petizione per chiedere di cacciare l’industria dei combustibili fossili dalla politica.
I risultati principali della ricerca
In Italia, dove il governo ha nominato un lobbista dei combustibili fossili come consulente, il gigante del petrolio e del gas ENI ha sfruttato la crisi per ottenere maggiori trivellazioni e nuovi terminali di gas liquefatto.
Nella Repubblica Ceca, il gigante dell’energia EPH ha usato le minacce pubbliche, un potente impero mediatico e i legami con il partito politico al governo per ritardare e indebolire la tassa sugli extra profitti.
Nel Regno Unito, il gruppo di pressione dei combustibili fossili Offshore Energies UK ha utilizzato un accesso privilegiato, ricevimenti parlamentari e gruppi consultivi speciali per garantire che la tassa sugli extra profitti fosse indebolita e piena di scappatoie.
In Spagna, le compagnie energetiche Endesa, Naturgy e Iberdrola hanno utilizzato una complessa rete di manovre politiche, legali e di pubbliche relazioni, tra cui una serie di dipendenti che si sono trasferiti o provengono dai ranghi più alti dei dipartimenti legali pubblici, per combattere le misure che frenano i loro profitti e per far sì che le famiglie vulnerabili sostengano l’onere finanziario al posto loro.
A livello europeo, il gruppo di pressione del petrolio e del gas Associazione Internazionale dei Produttori di Petrolio e Gas ha esercitato pressioni – ed è stato invitato a fornire consulenza – sulla Commissione Europea, spingendo per una maggiore quantità di gas fossile e per altre tecnologie volte a prolungare la vita del gas, come la cattura del carbonio o l’infrastruttura per l’idrogeno, non ancora sperimentate. Una consulenza “interessata” che manterrà alte le bollette e farà sì che l’Europa rimanga vincolata ai combustibili fossili.