Green Deal o Grey Deal? L’ipocrisia fossile della Commissione Europea

I cinque anni più verdi della storia dell’Unione Europea? L’ultima legislatura del Parlamento e l’ultimo mandato della Commissione UE dovrebbero essere state caratterizzate da una particolare attenzione all’ambiente e alla lotta alla crisi climatica. Ma, alla vigilia del cambio della guardia sia a Strasburgo che a Bruxelles, due rapporti smentiscono categoricamente questa auspicabile linea di condotta. La rete Fossil Free Politics, di cui è membro anche ReCommon, e Trasparency International EU oggi lanciano due studi che riportano dei dati quanto mai esplicativi sul rapporto tra la Commissione guidata da Ursula von der Leyen e il settore dei combustibili fossili: in tutti i quattro anni in carica, l’istituzione più importante dell’UE ha “collezionato” quasi 900 incontri con esponenti e lobbisti del comparto fossile.

L’impatto di questi incontri quasi quotidiani è quanto mai evidente: il boom di nuove infrastrutture per il gas dopo l’invasione dell’Ucraina, un Green Deal svuotato e sempre più macchiato di grigio, dal momento che si sta trasformando in un “accordo industriale” progettato per mantenere in vita i combustibili fossili anche grazie all’impiego di ingenti “dosi” di denaro pubblico e varie forme di supporto politico. Come sottolineato da Fossil Free Politics, “questa politica di porte aperte della Commissione europea per i grandi interessi di petrolio, gas e carbone è in netto contrasto con il quadro sempre più spaventoso dipinto dalla scienza del clima”.

Transparency International EU è entrata ancora più nel dettaglio, perché nella sua analisi ha preso in considerazione l’ampia portata dell’accesso delle Big Seven, ovvero le principali aziende produttrici di combustibili fossili, tra cui figura anche l’italiana Eni, al processo decisionale dell’UE in materia di clima, non solo attraverso incontri diretti con funzionari di alto livello, ma anche tramite l’intricata rete di reti e membri di consigli di amministrazione che amplificano i loro sforzi di lobbying. “Questa rete di influenza si estende fino al livello globale delle politiche climatiche, con una trasparenza e una responsabilità minime nelle decisioni prese” la denuncia di Transparency International EU.

“Ora che sta per iniziare un nuovo mandato dei decisori dell’UE, dobbiamo assicurarci che ci siano regole più severe per eliminare l’influenza dell’industria dei combustibili fossili sul processo decisionale dell’Unione Europea.”

Link ai report:

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