In occasione dell’assemblea degli azionisti in programma oggi pomeriggio a porte chiuse, Re:Common manifesta tutta la sua preoccupazione sul ruolo che potrebbe avere l’Enel nell’ambito della ripresa economica del nostro Paese.
La più grande energy utility italiana, partecipata ancora per il 30 per cento dallo Stato, non sembra aver intenzione di abbandonare per sempre i combustibili fossili, dal momento che ha in programma di convertire a gas le quattro centrali a carbone ancora attive sul territorio nazionale, tra cui ci sono quelle di Brindisi e di Civitavecchia. Si tratta di ben 3mila megawatt di nuova potenza da installare entro il 2025, in barba all’impegno del gruppo Enel di non investire più un euro in nuova generazione a combustibili fossili.
Dovrebbe essere invece prioritario per l’azienda il procedere appena possibile con un serio e integrato piano di bonifiche dei territori pesantemente inquinati a causa degli impianti a carbone. La messa a regime di nuove centrali al gas mitigherebbe ben poco la perdita di posti di lavoro legati ai vecchi impianti a carbone, motivo in più per cui Enel dovrebbe dichiarare da subito il suo impegno per una giusta transizione incentrata sulla difesa dell’ambiente e la creazione di posti di lavoro.
In solidarietà con le comunità cilene impattate, Re:Common chiede inoltre all’amministratore delegato Francesco Starace, appena confermato per un terzo mandato triennale, di sanare una gravissima incongruenza nel modus operandi della società chiudendo la centrale a carbone di Coronel, a 500 chilometri a sud da Santiago del Cile. Se negli impianti italiani si smetterà di bruciare carbone entro al più tardi il 2025, e in Spagna Enel-Endesa ha anticipato la chiusura del carbone già al 2021, a Coronel l’unità 2 potrà continuare ad inquinare fino al 2040. Un doppio standard che Re:Common considera inaccettabile e in palese contraddizione con l’immagine “verde” della società, che da sei anni a questa parte Starace sta cercando di costruire a livello internazionale.
“Dopo sei anni alla guida dell’Enel e all’inizio del suo terzo mandato, per essere un vero leader globale della sostenibilità Francesco Starace deve avere finalmente il coraggio di abbandonare i combustibili fossili, rinunciando alla follia del gas in Italia e smarcandosi così dagli altri preistorici competitor ancora legati a questa risorsa” ha dichiarato Filippo Taglieri di Re:Common. “Le comunità cilene stanno ancora aspettando da Starace una risposta chiara sulla chiusura entro il 2025 di Bocamina, equiparando così l’impianto cileno alle centrali a carbone italiane” ha concluso Taglieri.
Non solo le ONG e gli azionisti critici sono poco convinti della linea “green” tenuta dalla compagnia. Proprio alla vigilia dell’assemblea degli azionisti, il fondo pensione del governo norvegese, l’investitore pubblico più grande al mondo e tra i principali azionisti della società, ha infatti messo Enel sotto osservazione all’interno della sua lista di compagnie “carbonifere” da escludere o portare sulla “retta via”. La stessa Enel ha ammesso che nel 2019 ha comprato ancora 21 milioni di tonnellate di polvere nera e ne ha bruciati 19.
Il breve documentario, “La tosse del Coronel”, svela i gravi danni causati dal carbone dell’ENEL nella città cilena di Coronel: