Caso Eni/OPL 245 – la risposta di Re:Common all’avvocato Diodà

Nel corso della discussione del processo per corruzione internazionale in Nigeria contro Eni, Shell e i suoi manager avvenuta all’udienza del 20 gennaio 2021 al Tribunale di Milano, l’avv. Nerio Giuseppe Diodà in rappresentanza di Eni ha invitato il collegio giudicante a chiedersi chi “finanzia, aiuta, dirige ed ispira” l’associazione Re:Common ed i suoi partner Global Witness e The Corner House, dal cui esposto è partita l’indagine sull’OPL245 poi finita a processo.

L’avv. Diodà ha fatto riferimento a generiche problematiche riguardanti le finalità ultime di Re:Common. In tal modo il pubblico ed il tribunale potrebbero aver percepito che l’avvocato di Eni intendesse ipotizzare che le associazioni che hanno presentato un esposto sul caso OPL245, tra cui Re:Common, siano mosse ad arte da qualcuno, che sarebbe artefice di una sorta di cospirazione nei confronti della società.
Di seguito la risposta di Re:Common.

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Lettera all'avvocato ENI - Diodà
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Di seguito, la risposta dell’avvocato Nerio Diodà alla nostra lettera. Lasciamo al lettore il giudizio ultimo sulla vicenda.

Egregio dott. Manes,
riscontro la sua del 23 febbraio 2021. Ho preso buona nota delle Sue indicazioni relative alla correttezza della gestione complessiva della Vostra associazione.
Nel mio intervento a Milano, ho inteso esclusivamente porre domande e osservazioni, senza nessun pregiudizio.
Non amo e non ho mai amato, nella mia professione, utilizzare la cultura del complotto.
Distinti Saluti.
Milano 3 marzo 2021
Nerio Diodà

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