L’industria fossile potrebbe sopravvivere senza il sostegno della finanza globale?
Centrali, oleodotti e gasdotti inquinanti esisterebbero se nessuno li assicurasse?
Investiamo nel futuro del pianeta e non nella sua distruzione
Per raggiungere l’obiettivo di mantenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi centigradi è indispensabile abbandonare i combustibili fossili in tempi molto rapidi.
Possiamo combattere ogni singolo progetto, e lo faremo dove necessario, ma agire sul mondo della finanza significa ridurre le risorse a disposizione dell’industria fossile affinché sia impossibile continuare a estrarre combustibili fossili, progettare nuove centrali, oleodotti e gasdotti e mantenere impianti obsoleti.
La finanza è l’ossigeno che alimenta il cambiamento climatico
La finanza privata, ovvero l’insieme di banche, compagnie assicurative e fondi pensione, determina i flussi e la redistribuzione dei capitali, cioè la ricchezza. Non è affatto un attore secondario, bensì un protagonista della crisi climatica, motore di un sistema che si basa sullo sfruttamento del territorio inteso come ambiente e comunità di persone che lo abitano.
Gli affari che bruciano il Pianeta
Già nel 2019, la finanza italiana ha causato 90 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti, più delle emissioni dell’intera Austria in un anno. Le due maggiori banche italiane, Intesa Sanpaolo e UniCredit, sono responsabili di oltre 75 milioni di tonnellate di CO2, e si pongono al vertice di questa non invidiabile classifica.
Non lasciamo alla finanza il futuro del Pianeta
Abbiamo chiesto di nuovo l’aiuto del nostro amico Claudio Morici per spiegare uno dei perché della nostra campagna per fermare la Finanza Fossile.
Guarda il videoIntesa Sanpaolo
È il primo gruppo bancario italiano, nella top30 a livello mondiale. Ha fama di essere una banca sostenibile e al servizio del Paese, a cui si aggiunge un profilo internazionale in costante crescita. La realtà è ben diversa. Con impegni deboli sul fronte del carbone, un sostegno incondizionato al comparto del petrolio e del gas, anello di congiunzione tra finanza pubblica e industria fossile, può essere considerata la banca fossile italiana per eccellenza.
UniCredit
È la seconda banca italiana, tra le più importanti a livello europeo. Nonostante l’impegno a uscire dal business del carbone entro il 2028, il gruppo è fortemente esposto al comparto del petrolio e del gas, sostenendo finanziariamente quelle società che stanno espandendo il proprio business in questi combustibili fossili, in aperto con qualsiasi obiettivo di contrasto al riscaldamento globale.
Assicurazioni Generali
È la principale compagnia assicurativa italiana e leader a livello globale. Nonostante gli impegni presi nel 2018, è uno degli attori chiave nel sostenere il settore del carbone, in particolare in quei paesi che dipendono ancora fortemente dal più inquinante dei combustibili fossili: Polonia, Repubblica Ceca e Germania.
Vogliamo che:
- Intesa Sanpaolo e Assicurazioni Generali cessino immediatamente di sostenere in ogni forma progetti e società carbonifere.
- Intesa Sanpaolo, UniCredit e Assicurazioni Generali adottino una policy sul clima che escluda anche i finanziamenti al comparto del petrolio e del gas.
- Banche centrali e investitori facciano attivamente pressione sulle società affinchè escano dal business dei combustibili fossili.
- Banche, compagnie assicurative, fondi pensione e di investimento italiani cessino di finanziare e investire in progetti e società legate ai combustibili fossili, in linea con l’Accordo di Parigi sul clima.