È accettabile che una multinazionale possa influire sulla guida del paese?
Lo Stato parallelo che ci toglie il futuro
Ci battiamo affinché i vertici delle multinazionali italiane rispondano delle loro azioni in solidarietà con la ricerca di giustizia delle tante comunità impattate dalle loro azioni. Ci impegnamo per arginare lo strapotere di queste aziende e le loro infiltrazioni negli apparati degli Stati ed affinché quando commettono reati in Italia o all’estero siano sanzionate.
Vogliamo porre un freno ai sussidi pubblici che foraggiano società condannate o che continuano impunemente a perpetrare violazioni dei diritti umani e devastare l’ambiente e il clima. Le risorse pubbliche non sono infinite ed è inaccettabile che a beneficiarne siano multinazionali che contano numerosi investitori stranieri, mentre con le loro azioni alimentano il cambiamento climatico, mettendo a rischio la sicurezza e la salute di milioni di persone.
L’ipocrita “Sistema-Italia”
Da più parti difeso e osannato, il cosiddetto “Sistema Italia” si basa su un assunto – mai discusso democraticamente e non comprovato dai fatti – che il bene delle imprese “campioni italiani” nel mondo, in primis l’Eni, coincida con gli interessi degli italiani. Ma è veramente così?
La più grande multinazionale fossile italiana è per noi un caso iconico. Eni è per quasi un terzo partecipata dallo Stato, il suo peso sulla governance del Paese è immenso quanto a volte profondamente occulto, come dimostrato dal protocollo segreto tra l’azienda e il ministero degli Affari esteri. É protagonista di numerose inchieste giudiziarie che ruotano intorno alla corruzione e al malaffare. La sua comunicazione all’insegna del “greenwashing” è onnipresente, grazie ai suoi ingenti investimenti.
Cambiare Eni è, secondo noi, impossibile. Fare da argine al suo potere, indispensabile
Pubblicazione “Ripresa e Connivenza”
L’attacco dell’industria fossile al Recovery Plan
vai alla pubblicazioneEni
Eni è la più grande azienda fossile italiana. Il suo piano di decarbonizzazione prevede che continui a sfruttare il petrolio fino al 2035 in Basilicata, dove è a processo per disastro ambientale, come nel Delta del Niger devastato dalle trivellazioni. Al 2050 Eni punta ad un maggiore utilizzo di gas fossile con pari impatto sulle comunità locali, come in Mozambico, e compenserà le emissioni con progetti dannosi quanto inutili di cattura delle emissioni e protezione delle foreste. Tacendo sulle numerose vicende giudiziarie per corruzione dell’azienda, da primo azionista il governo italiano ne intasca lauti dividendi mentre questa domina la politica energetica, climatica ed estera dell’Italia, ostancolandone un’autentica transizione ecologica
Vogliamo che:
- Le grandi imprese energetiche non abbiano accesso ai processi decisionali su clima, energia e politica estera.
- Siano al più presto regolamentati i conflitti di interessi nelle società ed amministrazioni pubbliche.
- Le imprese condannate non beneficino di fondi pubblici.
- Sia sottratto il controllo delle risorse alle multinazionali energetiche e delle infrastrutture, così che le comunità locali possano perseguire un più giusto modello di sviluppo capace di futuro sui propri territori.