Stiamo affidando il nostro futuro ai giganti del fossile, mascherati da paladini dell’ambiente.
Cosa succede quando le grandi multinazionali del petrolio e del gas iniziano a parlare di energie pulite e rinnovabili?
Non abbiamo bisogno di false soluzioni
Gas, idrogeno e meccanismi di compensazione delle emissioni o di cattura di queste sono oggi al centro delle politiche energetiche nazionali ed europee. Le chiamano soluzioni di transizione, dovrebbero ridurre le emissioni e traghettarci verso un futuro green. Di fatto ci stanno legando ancora una volta a un’economia fossile e insostenibile. Una pericolosa distrazione dal necessario cambio di modello politico ed economico che milioni di persone in Europa e nel mondo chiedono a gran voce, per la sopravvivenza di tutti.
Gas? Naturalmente fossile.
Il settore del gas è in espansione nonostante il suo impatto devastante sul clima globale, emerso in tutta la sua gravità solo negli ultimi anni. Recenti studi scientifici hanno iniziato a quantificare le emissioni fuggitive di metano e hanno dimostrato che il loro impatto climalterante è oltre 100 volte quello della CO2 su un arco di 10 anni e 86 volte su un arco di 20.
Idrogenomania
In cima alla classifica delle soluzioni miracolose troviamo l’idrogeno, ma cosa c’è dietro la chimera dell’energia verde? Attualmente meno dell’1% per cento dell’idrogeno prodotto nel mondo proviene da fonti rinnovabili, per il resto ci affidiamo ancora ai combustibili fossili e, anche qualora utilizzassimo le rinnovabili, per produrre energia a sufficienza, in Europa, dovremmo sfruttare risorse energetiche e ambientali che non abbiamo e che ancora una volta bisognerebbe “estrarre” dal vicino continente africano.
Non è tutto green quello che luccica.
Mobilitazioni, azioni dirette, campagne di pressione sono riuscite a inceppare un meccanismo che sembrava inarrestabile, producendo un corto circuito tanto necessario quanto inaspettato. Oggi è possibile parlare di ambiente e cambiamento climatico anche al TG e sui giornali.
Ma parlarne non basta, i giganti fossili affollano lo spazio con imponenti strategie di greenwashing, una narrazione distorta che egemonizza il tema della transizione energetica, grazie a ingenti investimenti economici, e multinazionali energetiche inoltre hanno dalla loro una lobby coordinata e molto potente orientata a influenzare le politiche europee e nazionali in materia di clima e energia.
SNAM
Snam è una delle principali società di infrastrutture energetiche al mondo, ed è prima in Europa per estensione della rete di trasporto (oltre 41mila chilometri) e capacità di stoccaggio di gas naturale (oltre 20 miliardi di metri cubi). Ha registrato tanti profitti perché mettendo in fila tanti tubi per anni ha permesso che il gas arrivasse dai paesi produttori a quelli consumatori. E intende continuare a farlo, tanto che lo ha messo nero su bianco nel suo piano di investimenti 2020-2024: 6,5 miliardi, sui 7,4 totali, sono destinati alla realizzazione di infrastrutture per il trasporto del gas. Diventa complicato raggiungere la tanto auspicata transizione ecologica se uno degli ipotetici “alleati” in questo cambio di rotta continua a investire sul gas fossile.
Vogliamo che:
- Non ci sia una transizione energetica che passi dal carbone al gas e alla costruzione di nuove centrali a gas; si eliminino i sussidi pubblici per questi impianti e si chiudano quelli esistenti al più presto.
- Non si costruiscano nuove infrastrutture del gas in Italia e in Europa e sussidi e fondi pubblici e europei siano destinati ad altri interventi autenticamente sostenibili e decisi dalle comunità locali.
- Venga fatta giustizia per tutti quelli che hanno sofferto gli impatti delle grandi opere energetiche.
- Si promuova un approccio decentralizzato, guidato dal basso e su piccola scala alle energie rinnovabili, con la partecipazione attiva delle comunità locali.
- Le società energetiche si impegnino in maniera concreta e ravvicinata nel tempo ad azzerare le emissioni evitando false soluzioni, quali: l’idrogeno fossile o le infrastruttere su larga scala anche se verde, i meccanismi di compensazione (cattura di carbonio e foreste), i mega impianti di rinnovabili.
- Gli investitori ritirino i fondi dalle grandi società energetiche italiane (quali Eni, Snam, Enel) che ancora utilizzano combustibili fossili e resistono al cambiamento con false soluzioni.