Roma, 29.04.2021 – In occasione dell’assemblea degli azionisti di Assicurazioni Generali, ReCommon continua a esprimere forti perplessità sulla strategia del gruppo in materia di cambiamento climatico, nella speranza che la nuova versione – in fase di revisione – possa porre definitivamente fine al sostegno del carbone da parte del Leone di Trieste.
Le risposte alle domande di ReCommon in vista dell’assemblea sembrano, ancora una volta, dare un colpo al cerchio e uno alla botte, “eccezioni” che rischiano di seguire il copione già visto nel caso delle principali società carbonifere dell’Europa centro-orientale, PGE e ČEZ, ancora nel portafoglio della compagnia assicurativa. In particolare, Generali sembra riconoscere la necessità di chiudere con il carbone in Europa entro il 2030, come denunciato di recente dal Segretario delle Nazioni Unite António Guterres e come richiesto dalla comunità scientifica, salvo poi aggiungere che all’interno dell’UE esistano “forti differenze regionali, di cui occorre tenere conto”. Un riferimento neanche troppo velato ai suoi forti interessi in Polonia e Repubblica Ceca, paesi che continuano a procrastinare la data di chiusura di miniere e centrali a carbone, mettendo a repentaglio la transizione ecologica europea.

A proposito di giusta transizione, anche Generali – come gli altri principali attori finanziari italiani, sembra svuotare il termine dei suoi contenuti più profondi e piegarlo al business as usual. Non si spiega altrimenti come si possano sostenere piani di decarbonizzazione improntati al gas fossile, per di più proveniente da fracking, come nel caso della Polonia.
In ultimo, sembrano esserci spiragli positivi sul fronte del petrolio e del gas, che accogliamo favorevolmente. Incalzato negli ultimi mesi da ReCommon e Greenpeace Italia, il Leone di Trieste sembra essersi finalmente deciso a rendere pubblici i criteri di esclusione sul fronte dell’esplorazione e produzione degli idrocarburi, prima soggetti a meccanismi interni al gruppo. Sullo stesso tema, sembra che Generali abbia anche criteri di esclusione sulla parte midstream oil&gas, cioè le infrastrutture fossili per stoccaggio e trasporto di questi combustibili fossili. Peccato che nessuno li abbia ancora visti pubblicati sulle pagine istituzionali del gruppo.
