Re:Common spiega tutti i rischi del biodiversity offsetting

Licenza di distruggere copertina
copertina della pubblicazione Licenza di distruggere – Re:Common 2014

Re:Common lancia oggi la sua nuova pubblicazione “Licenza di distruggere”, a ridosso dell’inizio della conferenza internazionale sul tema del biodiversity offsetting, ovvero i progetti di compensazione per la biodiversità, in programma allo zoo di Londra il 3 e il 4 giugno.

Nello studio di Re:Common sono evidenziati vari casi – in Europa la centrale nucleare di Hinkley Point (Regno Unito), il progetto di aeroporto di Notre Dame de Landes (Francia) e le miniere di Rosia Montana (Romania), più altri fuori dal Vecchio Continente – che spiegano che cosa è, come funziona e quali pericoli pone il controverso meccanismo della biodiversity offsetting.

In merito all’evento londinese, varie organizzazioni della società civile globale, tra cui anche Re:Common, nelle settimane scorse avevano scritto alla direzione del giardino zoologico sito a Regent’s Park per chiedere di non sponsorizzare e non ospitare l’evento, poiché il meccanismo di cui si dovrebbe discutere in quei giorni nella capitale inglese avrebbe ben poco a che fare con la protezione dell’ambiente e delle specie animali, ma sarebbe invece l’ennesimo strumento prodotto dal mercato per finanziarizzare le risorse naturali.

Think tank e organizzazioni internazionali sono infatti dell’idea che il biodiversity offsetting non funzioni, in quanto è inefficace in quella che dovrebbe essere la sua principale missione: la tutela degli ecosistemi. Si connota più come una forma sofisticata ed evoluta di greenwashing.

L’idea alla base del meccanismo è di “compensare”, ricreare altrove la distruzione dell’ambiente che avviene in un determinato posto. Molto meglio sarebbe invece evitare subito i danni inferti alla biodiversità. Le alternative al biodiversity offsetting ci sono e devono partire dal non voler dare per forza un valore di mercato alle risorse naturali, partendo quindi da un approccio completamente inverso, sostengono le realtà della società civile.

“Il governo inglese e la Commissione europea sono i grandi sponsor del biodiversity offsetting” ha affermato Antonio Tricarico di Re:Common, presente a Londra. “Questo progetto va fermato subito, perché sarebbe l’ennesimo regalo alla lobby delle grandi opere e del cemento e a quella finanziaria, desiderosa di speculare su nuovi titoli prodotti dando un prezzo alla natura. Il disastroso fallimento dei mercati del carbonio nell’arrestare la crisi climatica ci dimostra come l’approccio di mercato non risolva la crisi ecologica, ma ne sia alla sua radice, aggravandola” ha continuato Tricarico. “Sarebbe scellerato cambiare la legislazione ambientale europea in tal senso. La soluzione sta invece nel far rispettare la legge e proteggere ancor di più la biodiversità, senza accordare alcuna deroga o licenza di distruggere a chi ha contribuito per primo alla crisi ecologica del pianeta” ha concluso Tricarico.

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