[di Luca Manes]
Re:Common e A Sud, in collaborazione con la Rete Stop Enel e il teatro Valle Occupato, giovedì 22 maggio promuovono una serata di testimonianze video sulle conseguenze negative delle attività dell’Enel in Italia e in altre località del Pianeta.
I contributi filmati saranno proiettati al teatro Valle e andranno in diretta streaming sul sito del Teatro Valle Occupato. La data non è stata scelta a caso. Il 22 maggio è anche il giorno dell’assemblea degli azionisti del colosso energetico italiano, che così rinnoverà il suo consiglio d’amministrazione. Nel nostro Paese Enel è sinonimo di inquinamento con le centrali a carbone, sporco o “pulito” che dir si voglia.
In particolare a Civitavecchia, dove oltre 25 anni di attività dell’azienda sono coincisi con il tasso più alto nel Lazio (e terzo in Italia) di mortalità per tumori alle vie respiratorie. Ma anche a la Spezia, ormai al collasso ambientale, vista la presenza di altri impianti inquinanti nel circondario, e a Brindisi, città dove è presente la centrale a carbone più grande di Italia e oltre 400 ettari di terreni agricoli della zona non sono ormai più coltivabili.
Poi ci sono i progetti “fuori dal tempo”, come gli impianti a olio combustibile di Rossano, Porto Tolle e Montalto di Castro. Ma anche le rinnovabili di nome, ma non di fatto, quali geotermia (Amiata) e biomasse (Pollino) rischiano di penalizzare i territori e le comunità, inquinando la falda acquifera come nel caso del monte Amiata, e hanno quindi determinato la creazione di numerosi comitati a difesa del territorio.
A proposito di fonti rinnovabili, in questa categoria l’azienda di Viale Regina Margherita fa rientrare l’idroelettrico. Tramite la sua controllata spagnola Endesa, l’Enel è molto attiva in America Latina proprio nel business delle grandi dighe. Durante la serata al Valle i due casi “forti” in Colombia e in Cile saranno raccontati dai documentari dei film maker indipendenti Bruno Federico, Andrea Ciacci e Consuelo Navarro e del giornalista di Rai News 24 Enzo Cappucci, che durante la serata presenterà anche la sua pubblicazione “Patagonia Killing”.
Le cinque dighe di Enel-Endesa, infatti, dovrebbero sorgere su due fiumi della Patagonia cilena, sebbene i numerosi problemi che da anni il progetto si trascina sembrano ormai divenuti insormontabili. Tanto che entro pochi giorni è atteso un pronunciamento della neo-presidentessa Michelle Bachelet che potrebbe gettare per sempre in un cassetto l’idea di imbrigliare i fiumi ancestrali di uno degli spicchi più belli e incontaminati del Pianeta.
Differente la situazione nella regione colombiana dell’Huila. Nonostante la popolazione locale denunci gravi violazioni dei diritti fondamentali e la Corte Costituzionale di Bogotà abbia riconosciuto gli impatti devastanti dell’opera, i lavori per la realizzazione della mega diga El Quimbo sul fiume Magdalena appaiono inarrestabili.
Ma le associazioni locali non ci stanno e chiedono la sospensione immediata della costruzione e l’istituzione di una riserva agricola contadina. Sono infatti circa 13 mila le persone che perderanno casa, lavoro e sicurezza alimentare a causa del progetto situato in una delle regioni più fertili del paese.
Il bacino della diga prevede l’inondazione di 8.300 ettari di terra produttiva che governo e impresa non sanno come rimpiazzare. I grandi possidenti terrieri della zona hanno già negoziato e venduto la terra ottenendo condizioni vantaggiose. Ai lavoratori invece viene offerta una compensazione di 10 mila euro a famiglia, nonostante la legge 1277 del 1993 preveda che le comunità colpite dai mega progetti debbano essere indennizzate con la terra. Per il momento Endesa-Enel non appare intenzionata a porre rimedio a una situazione a dir poco complessa.
Per scaricare il programma dell’evento: https://recommon.org/altra-faccia-di-enel-22-maggio-teatro-valle-roma/